About Sea Waste


LA PROBLEMATICA DEL MARINE LITTER


L'inquinamento ambientale è oggi considerato uno dei principali problemi per quanto riguarda la salvaguardia del nostro ecosistema.

L’inquinamento infatti, attraverso l'introduzione diretta o indiretta di sostanze o energia nell'ambiente con potenziali effetti negativi sul mondo vegetale e animale, comporta rischi sia per l’ecosistema che per la salute dell’uomo. Di conseguenza, l’inquinamento e gli interventi volti a ridurre gli impatti sull’ambiente, costituiscono tematiche oggi prioritarie nell’ottica di preservare gli ecosistemi nelle loro forme originali.

Fino ad oggi, l’inquinamento prodotto dalle attività terrestri ha portato ad accumulare grandi quantità di rifiuti nel mare e nell’oceano senza tuttavia considerare le conseguenze negative per l’ambiente. Dopo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), invece, la problematica del marine litter e, in generale, quella del'inquinamento dell’ambiente marino hanno acquisito una crescente considerazione a livello internazionale sopratutto in vista delle conseguenti ripercussioni sul piano economico, sociale, sanitario e culturale. Trattandosi inoltre di una problematica che travalica i confini nazionali, la sua gestione non può prescindere da un’azione congiunta a livello internazionale, europeo, regionale e sub-regionale affinchè venga affrontata efficacemente e in maniera duratura.

I rifiuti marini sono ormai presenti in tutti i mari e gli oceani del mondo. Con il termine marine litter si definisce qualsiasi materiale solido persistente (durevole), fabbricato o trasformato dall’uomo e poi abbandonato o disperso in ambiente marino-costiero. Il marine litter è costituito quindi da oggetti che vengono direttamente dispersi nel mare o che dopo essere stati dispersi sulla terraferma raggiungono successivamente il mare attraverso i fiumi, il vento, le acque di dilavamento e gli scarichi urbani. I rifiuti marini possono essere presenti sulla superficie del mare oppure possono depositarsi sul fondo del mare o sulle spiagge. La maggioranza dei rifiuti (80%) è prodotta da fonti terrestri, quali:

  • discariche di rifiuti non correttamente gestite.
  • acque di scarico e fognature
  • fiumi
  • attività turistiche

Il resto dei rifiuti proviene dalle cosiddette risorse marine (20%):

  • rifiuti provenienti da diversi tipi di navi (es. mercantili)
  • rifiuti generati da attività di pesca comerciale, mitilicoltura e piscicoltura.
  • rifiuti provenienti da piattaforme petrolifere.
  • attività turistiche.

I rifiuti solidi che arrivano al mare possono quindi avere diversa origine, composizione, dimensione, forma, persistenza, "compatibilità" ecologica e altro, e possono essere classificati, a seconda del materiale, in plastica, metallo, vetro, gomma, legno e carta. I rifiuti marini possono permanere in ambiente per molti anni prima di essere degradati e possono avere conseguenze negative sugli organismi che entrano in contatto con essi, come intrappolamenti o problemi al sistema digestivo in seguito ad ingestione casuale. Il marine litter rappresenta un rischio anche per la salute umana, interferisce con le attività marino-costiere e riduce la qualità dell'acqua di mare.

Uno dei problemi principali legati al marine litter è l’evelata resistenza del materiale plastico che, degradandosi lentamente, può permanere in mare anche per tempi molto lunghi. Per azione di processi fisici, biologici e chimici, nel corso del tempo la struttura del materiale plastico viene degradata, con conseguente frammentazione in particelle sempre più piccole e formazione di microplastiche. Gli organismi marini possono assumere queste particelle attraverso il cibo e riportare danni all’apparato gastrointestinale o di altro tipo. Inoltre, poiché le sostanze chimiche contenute nelle particelle microplastiche possono accumularsi lungo la catena alimentare, queste costituiscono un rischio anche per i consumatori finali, in particolare l’uomo.

La quantità di materiale plastico presente nei fondali del mare Adriatico è tra le più alte d’ Europa dopo il Mediterraneo nord-orientale e il Mar Celtico (Galgani et al., 2000).

La presenza dei rifiuti marini è connessa alla popolazione che risiede in prossimità della costa, costituita da circa 4 milioni di abitanti, numero che aumenta di quasi sei volte durante la stagione turistica (Marcheti e altri, 1989, Picer, 2000).

Oltre ai costi ambientali, i rifiuti marini comportano anche costi socio-economici che incidono sulle comunità costiere, dal momento che una costa pulita è essenziale per il turismo balneare. Sia nelle spiagge che nei fondali costieri della Croazia, i rifiuti marini sono presenti in quantità non trascurabili. Uno dei problemi principali in Croazia è rappresentato dai rifiuti che provengono dai vicini paesi adriatici, trasportati dalle correnti marine e dal vento, sopratutto in condizioni meteorologiche e idrologiche estremamente avverse. Tali rifiuti nella zona dell'Alto Adriatico arrivano a rappresentare quasi il 90% del totale (Kwokal e Štefanović, 2009, 2011).

Un approccio globale alla gestione dell’inquinamento dei rifiuti marini rappresenta il primo passo verso la sua risoluzione, trattandosi di una problematica che travalica i confini territoriali delle singole nazioni.

La Normativa comunitaria e internazionale

  • Direttiva relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, che
  • modifica la direttiva 2010/65/UE e abroga la direttiva 2000/59/CE;
  • Direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/EC) e Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/EC);
  • Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Marini nel Mediterraneo;
  • Convenzione per la Protezione del Mar Mediterraneo dall'Inquinamento e i suoi Protocolli.

Il problema dei rifiuti marini non può estendersi limitatamente ai confini nazionali, ma deve essere affrontato globalmente. Pertanto, nel 2008, l'Unione Europea ha adottato la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (direttiva 2008/56/CE), che mira a stabilire un approccio integrato volto a prevenire, proteggere e salvaguardare l'ambiente marino dalle attività umane dannose e richiede ai paesi dell'UE lo sviluppo di strategie per conseguire il "Buono Stato Ambientale" entro il 2020. Tali strategie marine che si articolano in cicli di sei anni dovrebbero includere misure da attuare al fine di proteggere l'ecosistema marino e garantire la sostenibilità delle attività economiche connesse. Per raggiungere e mantenere un "Buono Stato Ambientale" gli Stati membri sono chiamati a cooperare con i Paesi limitrofi per garantire che le relative strategie siano elaborate in modo coordinato per ogni regione marina (Oceano Atlantico nord-orientale, Mar Baltico, Mediterraneo e Mar Nero) includendo una valutazione iniziale sullo stato dell'ambiente marino e sull'impatto dell'attività umana. Inoltre, essi devono definire in cosa consista il "Buono Stato Ambientale" per le proprie acque marine, individuare i traguardi ambientali e istituire programmi di monitoraggio adeguati.

Inoltre, la Direttiva contiene una serie di "descrittori qualitativi" che devono essere considerati dai paesi dell'UE per la definizione delle proprie strategie e per il raggiungimento di un buono stato ambientale delle proprie acque.

Questi includono:

  • Mantenimento della biodiversità
  • Gestione sostenibile della Pesca
  • Salvaguardia del fondale marino
  • Diffusione consapevolezza sul tema dei rifiuti marini e degli inquinanti.


La Direttiva si basa sulla normativa UE vigente e include elementi specifici dell'ambiente marino non elencati nelle politiche nazionali, come la Direttiva Quadro sulle Acque e le Direttive Uccelli e Habitat.

Un altro importante riferimento normativo è rappresentato dal Piano Regionale sulla Gestione dei Rifiuti Marini nel Mediterraneo, adottato nell’ambito della 18° Conferenza delle Parti Contraenti della Convenzione per la Protezione dell'Ambiente Marino e della Regione Costiera del Mediterraneo e dei suoi Protocolli (Convenzione di Barcellona, Dicembre 2013), entrato in vigore l'8 luglio 2014. Le Parti Contraenti (21 paesi mediterranei e UE) hanno convenuto di adottare le necessarie misure finanziarie, legali e amministrative per garantire l'attuazione del Piano Regionale, che è stato il primo strumento giuridico internazionale a richiamare globalmente l’attenzione sull’adozione di azioni concrete a livello regionale e nazionale. Il Piano è diventato giuridicamente vincolante per tutte le parti contraenti – ivi compresa la Croazia-  l'8 luglio 2014. L'Assemblea ambientale delle Nazioni Unite UNEP (2014) ha accolto positivamente l’adozione del Piano Regionale da parte dei Paesi Contraenti.

Normativa italiana


In Italia, la raccolta e smaltimento dei rifiuti è disciplinato alla parte quarta del Decreto legislativo 152/2006 intitolata "Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati”, dove vengono trattati tutti gli aspetti relativi allo smaltimento dei rifiuti sia urbani che industriali. Tuttavia, nell’ambito del decreto, vengono classificati i rifiuti presenti nelle spiagge o quelli portuali, senza però menzionare i rifiuti raccolti dal mare. Il Decreto legislativo 182/2003 regola invece la presenza di impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico; anche in questo caso, i rifiuti raccolti accidentalmente dai pescatori durante l’attività di pesca non vengono presi in considerazione dalla normativa, anche se viene stabilito che i pescatori non siano tenuti a pagare alcuna tariffa per lo smaltimento nel porto di questa tipologia di rifiuti. Il “marine litter”, all’interno del quadro normativo descritto, non rientrando in alcuna categoria di rifiuto, viene riconosciuto e trattato quindi come un rifiuto speciale.

Con il nuovo decreto “Salvamare” proposto dal Ministro dell’Ambiente e approvato il 4 aprile 2019 dal Consiglio dei Ministri, i rifiuti raccolti accidentalmente dai pescatori, verranno equiparati ai rifiuti prodotti dalle navi e il costo dello smaltimento verrà incluso nella tassa sui rifiuti della cittadinanza. Inoltre, il decreto aprirà nuovi scenari volti al riutilizzo del marine litter in un’ottica di economia circolare. Il Decreto, ora in discussione al Parlamento, presenta ancora alcune criticità legate alle modalità di gestione dei rifiuti nei casi in cui i pescherecci siano ormeggiati in canali interni cittadini o comunque all’esterno di aree portuali.

Normativa croata

  • Codice Marittimo 
  • Legge sulla Gestione Sostenibile dei Rifiuti; 
  • Piano di Gestione dei Rifiuti 
  • Legge Sui Porti 
  • Decreto relativo ai sistemi portuali 
  • Decreto relativo alla protezione della Costa 
  • Decreto relativo all’implementazione di documenti strategici per la protezione dell’ambiente marino e costiero.

      La Repubblica di Croazia è tenuta a conformarsi agli obblighi imposti dalle convenzioni internazionali e da altri atti legislativi (ODMS del Parlamento europeo e del Consiglio, Decisione 2010/477/UE della Commissione relativa ai criteri e alle norme metodologiche sulle buone condizioni dell'ambiente marino, Direttiva 2000/59/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, convenzione MARPOL e allegato V, Convenzione di Londra e relativo protocollo, Convenzione di Barcellona e relativo protocollo LBS, Protocollo di Dumping, Protocollo di Emergenza e Protocollo della Gestione Integrata delle Zone Costiere del Mediterraneo) e alle specifiche normative nazionali.

      Tuttavia, l’inquinamento connesso al marine litter non può essere affrontato solamente a livello normativo, tramite l’applicazione delle leggi o attività di pulizia nelle spiagge. Si tratta infatti soprattutto di un problema culturale, per cui sono necessarie azioni volte a determinare un cambiamento a livello comportamentale, gestionale, ed educativo, attraverso il coinvolgimento di tutti i settori.

      Sebbene il problema legato ai rifiuti marini sia emerso già da tempo, nella Repubblica di Croazia la percezione del problema sembra essere ancora limitata. I principali motivi per tale mancanza di consapevolezza sono dovuti all’assenza di una banca dati su quantità, composizione e fluttuazioni temporali dei rifiuti marini, unitamente a una scarsa comprensione dei processi oceanografici e climatici che ne influenzano distribuzione e accumulo in mare e una scarsa conoscenza dei processi che entrano in gioco subito dopo che i rifiuti fanno il loro ingresso in mare. Attualmente, non esiste un sistema di raccolta di questi dati nella Repubblica di Croazia, né esiste un documento strategico/atto giuridico rivolto esclusivamente a questa tematica. Le attività di prevenzione in tema di marine litter vengono attuate nell’ambito del quadro giuridico esistente e dei documenti strategici relativi alla gestione dei rifiuti. Le attività di raccolta dei rifiuti marini nelle spiagge si svolgono solitamente prima e durante la stagione turistica, su iniziativa di comitati locali autonomi, contee, concessioni private e su azioni individuali delle ONG.

      Secondo il Piano di Gestione dei Rifiuti della Repubblica di Croazia, il marine litter rientra nella categoria di rifiuti definiti “speciali”: uno degli obiettivi della gestione dei rifiuti entro il 2022 è quello di implementare le modalità di gestione per queste categorie di rifiuto, con l’intento di mettere a punto un sistema specifico per i rifiuti marini.

      Per raggiungere questo obiettivo, è necessario adottare le seguenti misure:

      • identificare le principali sorgenti di rifiuti e zone di accumulo nel fondale marino;
      • istituire un sistema di prevenzione, raccolta e smaltimento dei rifiuti marini, all’interno del sistema di gestione dei rifiuti nazionale;
      • promuovere azioni di raccolta e smaltimento del marine litter;
      • avviare programmi di cooperazione con i paesi limitrofi o altri paesi interessati dall'inquinamento.

      Nel tentativo di migliorare il sistema di gestione dei rifiuti corrente, sopratutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti “speciali”, particolare attenzione andrebbe posta sulla prevenzione, limitando l’immissione del rifiuto in mare. Lo scopo di un adeguato sistema di gestione dei rifiuti marini è garantire:

      • Un corretto smaltimento così da impedire il rifiuto entri in mare.
      • la rimozione del maggiore quantitativo possibile dei rifiuti presenti nell’ambiente marino (superficie, colonna d'acqua o fondale) e nell’ambiente litorale direttamente a contatto con il mare, attraverso metodi compatibili con l'ambiente.

      La Legge sulla Gestione Sostenibile dei rifiuti stabilisce che l'autorità di servizio comunale locale sia responsabile della rimozione dei rifiuti dispersi nell’ambiente. Tuttavia, la normativa specifica sui rifiuti marini galleggianti, presenti nella colonna d’acqua o nel fondale non è stata sufficientemente implementata. Le misure di gestione dei rifiuti marini garantiscono che sia evitato o ridotto l'inquinamento transfrontaliero del Mare Adriatico attraverso l'istituzione di un'opportuna cooperazione transnazionale e un'adeguata gestione dei rifiuti sulla terraferma, che limiti l’ingresso dei rifiuti in mare.



      ANALISI DELLA SITUACIONE


      I rifiuti marini rappresentano un grave problema per l'ambiente, l'economia, la salute umana e deturpano la bellezza naturale del paesaggio. L’inquinamento che ne deriva, costituisce una problematica complessa con ripercussioni significative su scala globale. sia sull'ambiente marino-costiero che sull’uomo.

      La presenza dei rifiuti marini si ripercuote su:

      - valore estetico del paesaggio e turismo

      - Salute umana e sicurezza

      - Attività di pesca (professionale e sportiva / amatoriale)

      - Conservazione delle specie e degli habitat

      - Costi economici associati (attività di pulizia, perdita di profitti...) che sono significativi anche se difficili da determinare.

      Si stima che l'80% dei rifiuti marini provenga attività terrestri, comprese discariche inefficienti, mentre si stima che circa il 20% dei rifiuti arrivi in mare in risposta ad attività legate al traffico marittimo e alla pesca (irresponsabile). Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), solo il 15% dei rifiuti marini galleggia sulla superficie del mare; un ulteriore 15% rimane sospeso nella colonna d'acqua e il 70% si ritrova sul fondo.

      Le attività di monitoraggio condotte nell’ambito del progetto europeo DeFishGear in 31 spiagge del Mare Adriatico e del Mar Ionio, hanno rivelato una densità media di rifiuti di 0,22-2,9 oggetti/m2. La maggior parte dei rifiuti presenti eranno costituiti da polimeri di sintesi (91%); i rifiuti prodotti da attività balnerari, turistiche e ricreative costituivano insieme il 33,4% del totale raccolto.

      Tra settembre 2014 e agosto 2016, sei partners del Progetto DeFishGear hanno avviato delle attività pilota di Fishing for Litter coinvolgendo circa 124 imbarcazioni da pesca in 15 porti nell’area Adriatico-Ionica in cinque Paesi e alcuni campioni sono stati analizzati per raccogliere informazioni sulle tipologie di rifiuti presenti sul fondo. Sono stati rimossi e correttamente smaltiti a terra in totale 122 tonnellate di marine litter. Il materiale più abbondante osservato è costituito dalla plastica (54%) seguito dal metallo (17%) e dalla gomma (11%).

      ML-REPAIR
      riduzione e prevenzione dell'inquinamento del mare, che a lungo termine migliorerà la qualità dell'ecosistema del mare Adriatico

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